Il fulmine nella terra è un racconto in forma di monologo teatrale che ricostruisce i primi giorni del terremoto in Irpinia e in Basilicata del 1980. Il testo, basato su articoli di giornale, testimonianze e documenti originali, racconta le tante storie delle vittime e dei soccorritori, i ritardi, l’impreparazione e gli errori dei soccorsi. Un po’ alla volta, a volte con ironia e a volte con crudezza, emergono le voci dei sopravvissuti e delle vittime, le storie di comuni rasi al suolo come Sant’Angelo, San Mango, Teora; di comuni dimenticati dai soccorsi come Calabritto, Senerchia, Laviano; di comuni invasi dalle TV come Balvano e Lioni; di comuni cancellati e ricostruiti come Conza e Bisaccia.
Il libro è anche anche il racconto di un’epoca che sembra molto più lontana di quanto non sia in realtà, un’ironica e a tratti dolorosa narrazione dell’Italia del 1980 rivissuta attraverso le musiche, i film e la TV di quegli anni, che rendono ancora più amaro il contrasto tra la spensieratezza dell’Italia da bere e la tragicità dell’evento sismico.
Da questo testo, il Teatro dell’Osso ha tratto uno spettacolo patrocinato dal Festival Internazionale di Giffoni che da tre anni viene rappresentato nei teatri e nei comuni italiani. Il Fulmine nella terra è stato rappresentato anche a Gemona del Friuli in occasione delle celebrazioni per l’anniversario del terremoto del ’76 e, per due anni consecutivi, nell’ambito delle manifestazioni nazionali organizzate dall’associazione “Io non tremo”.
NOTE DELL’AUTORE: Trent’anni fa c’era una terra che oggi non c’è più. In mezzo c’è una data, il 23 novembre del 1980, e un terremoto lungo 100 secondi. Lungo trent’anni. Le case sono state ricostruite, i morti compianti, le strade inaugurate, i fondi spesi. Ma la terra continua a tremare, perchè i conti con il passato sono ancora aperti, perché c’è ancora qualcosa che aspetta di essere recuperato. Trent’anni fa, l’Italia cantava “Disco Bambina” con Heather Parisi, esultava per l’oro di Pietro Mennea, indossava i pantaloni stretti di Miguel Bosè, ballava al suono della Disco-music. Trent’anni fa, l’Italia si guarda allo specchio nelle macerie dell’Irpinia e non si riconosce: troppe cicatrici sul suo volto, troppe piaghe non ancora sanate, troppa gente dimenticata. I bambini di trent’anni fa sono cresciuti e oggi si guardano alle spalle e non trovano più nulla. I paesi dei loro padri sono luoghi stranieri, città lontane nel tempo, cartoline inviate da un mondo che non hanno mai conosciuto. Il 23 novembre 1980 il terremoto più distruttivo della nostra storia recente ha messo fine a un mondo e ne ha dato inizio un altro. Rievocare quel giorno a teatro significa cercare di posare un ponte sul fiume della memoria, significa provare a riallacciare i legami tra due epoche, due generazioni, due mondi, che dividono la stessa terra senza mai toccarsi.
MIRKO DI MARTINO è autore, regista, Direttore Artistico del Teatro dell’Osso di Lioni. Ha scritto numerosi testi teatrali di diverso genere: drammi, commedie, teatro civile, spettacoli per ragazzi, musical. I suoi testi sono attualmente rappresentati nei teatri italiani e all’estero e hanno vinto numerosi premi di drammaturgia e prestigiosi riconoscimenti.