Aprile 1945, in una città dell’Italia del Nord: i fascisti e i tedeschi sono in fuga ovunque, la guerra di liberazione sta finendo, anche se in molte zone si continua a sparare. I partigiani sono riusciti a scacciare i fascisti sotto la guida del valoroso comandante Eteocle, morto in battaglia per mano di suo fratello, il repubblichino Polinice. La carica di governatore della città è stata assegnata al commissario politico Creonte, comunista, il quale, come primo atto della sua amministrazione, dichiara che il corpo del traditore Polinice dovrà essere appeso per i piedi ad un lampione in modo che tutti possano vedere la sua triste fine. E’ la giustizia dei partigiani, spietata ma necessaria, soprattutto quando c’è in gioco il futuro della neonata Repubblica, ancora tutta da inventare e progettare. Ma la giovane Antigone, che è stata anche staffetta partigiana, si oppone alla legge dello stato in nome della legge del cuore, che la obbliga a prendersi cura del fratello morto. Antigone cerca allora di seppellire il corpo, ma viene scoperta e arrestata. Il Tribunale speciale militare la condanna alla fucilazione, il suo destino è segnato: la guerra non prevede debolezze, le necessità della pace collettiva obbligano al sacrifico delle ragioni dei singoli.
Il mito si riscrive continuamente, è questa la sua forza. Antigone rinasce ogni volta uguale e diversa perché i suoi temi sono universali: la legge dello Stato contro la legge di Dio, i doveri degli uomini contro i diritti del cuore. E poi la guerra civile che porta due fratelli a uccidersi l’un l’altro, i legami familiari che si spezzano, la violenza gratuita e feroce contro quella giusta e necessaria: c’è stato, in Italia, un momento in cui abbiamo vissuto tutto questo? Ovviamente si: la guerra di liberazione partigiana, che, secondo la più recente storiografia, fu anche guerra civile e guerra di classe. Ho voluto prendere i personaggi della tragedia, calarli in quel contesto e vedere cosa accadeva: Creonte è diventato un commissario politico comunista pronto a sacrificare tutto in nome di un ideale più grande, Antigone si è trasformata una staffetta partigiana troppo giovane per comprendere le motivazioni politiche e troppo generosa per accettarle. Il mito di Antigone rinasce ogni volta uguale e diverso. Ancora oggi.
scritto e diretto da
Mirko Di Martino
con
Titti Nuzzolese
Luca Di Tommaso
scenografie
Alfonso Fraia
aiuto regia
Laura Cuomo
ufficio stampa
Hermes Comunicazione, Napoli
Lo spettacolo ha debuttato in anteprima nazionale al Teatro “Sala Assoli” di Napoli il 16 aprile 2014