LABORATORIO DI TEATRO, RACCONTO E CITTA’
La storia da abitare
Recitazione e storytelling. A cura di Antonio D’Avino
È nella natura dell’uomo, raccontare storie e tramandarle affinché ne resti memoria. Le abbiamo ascoltate quando eravamo piccoli, le abbiamo inventate quando abbiamo cominciato a giocare e le viviamo ogni giorno intessute e confuse nella nostra quotidianità. Ma come si racconta una storia? Quali sono le caratteristiche da evidenziare per renderla interessante agli occhi degli altri? Qual è il mio ruolo all’interno di quella storia e quale deve essere il mio approccio? Se osservassimo con attenzione un luogo, ci renderemmo conto che ciò che vediamo, altro non è che il frutto dei tanti micro mondi che lo attraversano. Tutto è in relazione. È l’insieme di queste storie, spesso intrecciate tra di loro, che ne determina lo status. Se provassimo a togliere anche uno solo degli elementi che lo costituisce, ci accorgeremmo che lo scenario che si presenta ai nostri occhi, cambia del tutto. Ogni storia, di ogni singolo individuo, si ripercuote nel contesto in cui vive e genera una serie di azioni-reazioni che determinano e costituiscono l’ambiente circostante. Il nostro compito è quello di metterci prima di tutto nella posizione dell’osservatore. Ascoltare quella storia e comprenderne a pieno il senso e il ruolo che ha all’interno di un racconto più ampio. Appropriarcene e farla nostra senza snaturarla, custodendola come una cosa preziosa che ci è stata affidata.
Nella mia personale esperienza di narratore, ho constatato che ogni macro storia ha al suo interno tantissime micro storie intrecciate tra di loro. E che ogni singolo elemento apparentemente slegato dagli altri, rappresenta un filo rosso che coinvolge più attori ed è l’insieme di queste storie che determina la narrazione finale.
Uno degli elementi fondamentali su cui si svilupperà il nostro percorso sarà la restituzione. Io ricevo e restituisco. Il narratore è come un prisma che attraversato da un unico fascio di luce, lo restituisce scomposto nei colori che lo compongono. Nessuno di quei colori è protagonista e nessuno di quei colori non può non essere preso in considerazione. Ma io chi sono all’interno di quella storia? Nel momento in cui la racconto, io divento “la” storia e questo comporta una grande responsabilità. Raccontare le storie altrui richiede immedesimazione e distacco, coinvolgimento emotivo e oggettività narrativa.
Andremo ad individuare quali sono le tecniche per farsi ascoltare e per attirare l’attenzione e soprattutto andremo a lavorare sulla posizione che deve assumere il narratore nei confronti del suo racconto: mai davanti alla storia, ma sempre ed esclusivamente al suo servizio. Perché più di chi racconta, è importante cosa e come viene raccontato, affinché possa essere restituito ai legittimi proprietari, perché le storie appartengono a tutti.
Il corpo da abitare
Movimento e corpo. A cura di Antonio Gargiulo
L’uomo è mimico. Il suo cervello, cioè, tende per naturale conformazione all’atto imitativo. E questo indistintamente che si tratti di aderire a un’idea concreta (come, ad esempio quella di un animale, una pianta o un oggetto) o a una più astratta. Il corpo racconta e non mente. Tenendo presente queste riflessioni, formulate dai grandi maestri dello scorso secolo ( E. Decroux, J. Lecoq, O. Costa, etc.) e basandoci sulla convinzione che non si può non comunicare, stimiamo indispensabile al lavoro del narratore scenico, attore “giocante” ruoli – ma anche, estendendo lo sguardo, ad ogni uomo – la conoscenza delle strutture di base scoperte e riscoperte nel secolo scorso, da noi ereditate e che, troppo spesso vengono confuse sotto definizioni generiche e conoscenze approssimative.
Sulla scorta di questa premessa, proponiamo di seguito un programma articolato in incontri finalizzati alla precisione del gesto, alla consapevolezza del ritmo, alla percezione del proprio corpo nello spazio, al lavoro in gruppo per allenare allo sforzo collaborativo in scena. Prima di essere attore, ballerino, acrobata, cantante, comico, improvvisatore, l’uomo è un “corpo”.
Questo corpo è lo strumento che bisogna padroneggiare, conoscere e dirigere per riuscire a trasmettere le emozioni, sensazioni, invenzioni, idee. Precisione del gesto, ritmo, scomposizione del movimento sono ingredienti necessari per permettere l’avvenimento più unico al mondo, irripetibile, perché figlio unico del momento presente, il Teatro. L’atto di mimare è un atto di “infanzia”: il bambino mima il mondo che lo circonda per imparare a riconoscerlo e prepararsi ad attraversarlo, così come i cuccioli di ogni specie si preparano alla lotta e alla caccia con giochi che simulano queste attività future. Il teatro è un gioco che prolunga questo avvenimento. Ampliare il “Vocabolario” di significanti gestuali e non del partecipante, per consentirgli, alla fine del percorso, di moltiplicare le possibilità espressive, di racconto e di comunicazione.
La voce da abitare
Fonetica e voce. A cura di Sara Giglio
Imparare a conoscere la propria voce non ha nulla a che vedere con la semplice memorizzazione di parole e regole, ma con uno studio che parte da una consapevolezza delle parti del proprio corpo e gli aspetti intenzionali che intervengono nella comunicazione tramite il controllo della respirazione , l’articolazione e anche l’emotività coinvolta nell’emissione del suono che diventa parola, colore, identità. Tratteremo nel nostro percorso gli elementi che sono alla base del corretto uso della nostra voce, per aiutare l’emissione, la capacità di farci comprendere dall’ascoltatore, liberarsi della paura del giudizio (altrui e soprattutto quello personale), comprendere che i “difetti” possono diventare meravigliose caratteristiche che colorano la nostra personalità.
Argomenti: 1. Postura 2. Respirazione (conoscerne le dinamiche e come utilizzarla al meglio per parlare in pubblico) 3. Trovare la propria voce 4. Esercizi per favorire l’articolazione 5. Piani di emissione (dal pianissimo al portato) 6. Giocare con la voce (imitare, camuffare, replicare caratteristiche, accenti, colori..) 7. Esercizi pratici attraverso letture espressive e/o improvvisazioni
La scena da abitare
Drammaturgia e narrazione. A cura di Valeria Salvi
Attraverso il metodo autobiografico e delle storie di vita possiamo ricucire i frammenti della nostra esistenza, individuarne i punti di svolta e i personaggi chiave. Questo ci consente di guardare il passato per costruire il futuro. La memoria scritta raffredda i temi e pone alla giusta distanza gli eventi, affinché essi possano essere rielaborati e oltrepassati. Il pensiero narrativo insito nell’essere umano, come sostiene Bruner, ci fornisce già gli strumenti di base per questa tipologia di scrittura. Indagando attraverso i sensi gli eventi e i luoghi, raccontiamo le storie che ci appartengono o che ci vengono donate. Nella ricognizione autobiografica e biografica compiamo quindi un percorso di trasformazione che dà senso all’agire passato e presente. La restituzione di queste storie in forma teatrale ne esorcizza gli aspetti drammatici e conduce alla catarsi, dunque alla conoscenza profonda di noi stessi e degli altri. Le mille voci che attraversano i quartieri della città prendono corpo, agiscono nello spazio e vivono grazie ai racconti degli attori/trici narratori/trici.
Contenuti generali del percorso di scrittura: Pensiero autobiografico e memoria – Sguardo introspettivo e retrospettivo – Sensazioni, emozioni e improvvisazione – Pensiero narrativo e scrittura – Narrazione di sé e relazioni – Ascolto e verità dell’altro – Memoria famigliare, dei luoghi e degli oggetti – Struttura del racconto e drammatizzazione
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